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(Il testo è di Alateus, link a fondo pagina)

giovedì 8 ottobre 2009

PARTE V - Alcune Ipotesi Estemporanee su Gesù (JESHU)











NOTA INTRODUTTIVA
Quando si nega coerentemente l'esistenza di dio è implicito che venga negata anche l'esistenza dei suoi eventuali figli, in qualsiasi modo generati e quindi ogni credo-religione-castello di carta viene automaticamente relegato nel mondo delle ...fiabe.

Tuttavia, nel corso dei secoli, illustri personaggi: filosofi, storici e razionalisti si sono prodigati a sottolineare la falsità della religone cristiana (e altre), prescindendo dall'esistenza o meno di dio; eccezion fatta per il Barone d'Holbach e alcuni altri, tra i quali Voltaire che si definiva "deista".
Si ha l'impressione che alcuni di essi fossero più che altro anticlericali piuttosto che razionalisti e atei.

Nello svolgimento dei capitoli precedenti è stato assodato (almeno è sperabile) come il cristianesimo sia una grandiosa bufala costruita raccattando concetti, bugie ed assurdità dalle pattumiere di precedenti religioni che non hanno resistito al tempo e sono scomparse.
A questo proposito citiamo nuovamente:
THOMAS PAINE: "Quando i mitologisti della chiesa fondarono il loro sistema, essi raccolsero tutti gli scritti che poterono trovare e li rielaborarono a loro piacimento".
(Rif.342)

Malgrado ciò, molti valenti studiosi si sono ultimamente dedicati alla ricerca di un altro ipotetico personaggio "ispiratore e fondatore", in sostituzione di quel Gesù, ormai obsoleto, che il clero afferma essere il figlio di dio e il padre del cristianesimo.

Nel fare questo è stato difficile per tali studiosi evitare di cadere nella "trappola flaviana" per l'ovvio motivo che non esistono altri riferimenti (salvo scarsi accenni) sui fatti che sarebbero accaduti due mila anni or sono, in una miserabile contrada chiamata Palestina.
E' ormai scontato e risaputo come il clero, nel corso dei secoli, abbia falsificato, manipolato, cancellato e modificato tutto quello che poteva dare fastidio e mettere in forse i "sacri principi" sui quali protervamente si mantiene.Resta solo Giuseppe Flavio con i suoi "corposi" resoconti. Ora, perchè i testi di Giuseppe Flavio
a) dovrebbero essere attendibili e
b) essere miracolosamente sfuggiti alla foja censoria del clero?

Niente lo giustifica, nessun valido motivo.

Tanto per indenderci,

    * Giuseppe Flavio era il solito giudeo opportunista, venduto, traditore e ruffiano al soldo dei romani;
    * quello che ha scritto a Roma è, in fondo, la storia scritta su commissione e secondo l'ottica dei vincitori, che lo pagavano; altrimenti sarebbe stato cacciato.
    * I Romani, nel corso della loro espansione, hanno conquistato il loro impero, non certo per portare la civiltà ai barbari, ma semplicemente per raccattare tributi, imposte, risorse e prodotti a buon mercato atti a mantenere la bella vita dei crapuloni e degli sfaccenfati di Roma;
    * durante tale espansione, numerose forme di ribellione alle imposizioni dei nuovo padroni, vennero a galla ed a queste solo pochi storici hanno dato importanza, salvo per i fatti della Palestina che nel corso dei millenni hanno stimolato l'immaginazione degli scrittori nel creare e ricreare divinità, ognuna più assurda dell'altra.

Quindi tutti gli sforzi e le fatiche per ridefinire una figura di Gesù piu attendibile sul piano umano e meno smaccatamente bugiarda di quella che la chiesa ci propina, sono lodevoli ed apprezzabili ma, vista la precarietà delle fonti, restano comunque e, per ora, delle IPOTESI.

Oltretutto, così facendo, si corre il rischio di portare acqua al mulino della chiesa. Si è visto recentemente con quel furbone di J.Ratzinger che ha dato alle stampe il suo patetico lavoro: Gesù di Nazareth, dove con poco fiato e a denti stretti, dice e non dice che, forse, il figlio di dio era un esseno.
Devastante "effetto Qumran"?!

Attenzione: basta un niente; o, meglio basta un dogma. Con questo facile e puttanesco strumento una mignotta beduina è ridiventata vergine, è ascesa (tardivamente) in cielo, il papa è diventato infallibile, il limbo è stato abolito, Gesù potrebbe diventare qualsiasi altra cosa, ecc., ecc.
Il fatto, purtroppo, è che saranno solo in pochi ad accorgersene. Gli altri, i pecoroni, continueranno ad andare in chiesa "ad adorare un pezzo di pane."

Dopo questa necessaria nota introduttiva vengono riportati alcuni tra i più recenti studi sull'argomento.
 
UNA IPOTESI SULLA NASCITA DI JESHU

Il 7(a.C.) vale a dire il 747(a.u.c.) è l'anno in cui, con molta probabilità, sarebbe nato Jeshu ben Yoseph (= figlio di Giuseppe).
A parte l'indicazione patronimica, non si sa praticamente nulla sulla identità dei genitori e degli altri suoi ascendenti; è probabile fossero originari di Gamla (Gamala).
Inoltre è opportuno rammentare che a quell'epoca il nome Gesù e/o Giosuè era molto comune (Yehosuà in ebraico, Yesu in aramaico). Molti di essi erano sacerdoti, altri ribelli e fuorilegge.
(Rif. 995)

Questa è una ipotesi sugli ascendenti ed affini del Jeshu che ci interessa, costruita in base alle innumerevoli congetture che circolano sull'argomento. E' una ricostruzione ipotetica e come tale va considerata e criticata.
Jeshu risulterebbe discendente da una importante famiglia della Palestina settentrionale, stabilita a Gamla, nel Golan.
La famiglia si considerava erede del diritto dinastico al trono d'Israele, usurpato prima dagli Asmonei e poi dagli Erodiani; i suoi membri si ritenevano diretti discendenti di Davide.

(Davide ?)
     :
     :
     :
Aristobulo II(?)
     :
  Ezechia                                          :
     |                                             :
   Giuda     (.....)                 (.....)     Jair
(Il Galileo)    |                       |      (Giairo)
     |__________|                       |__________|
           |                                  |
  (Jeshu(g)=Giovanni(a))___                   |
           |               |                  |
           |               |                  |
    Simone-|(b)            |                  |-Eleazar
           |               |                  |(Lazzaro)
   Giacomo-|(c)            |                  |
           |               |                  |
  Giacobbe-|(d)            |                  |-Thamar
   (Taddeo)|               |                  | (Marta)
           |               |                  |
     Giuda-|(e)            |                  |-Myriam
           |               |                  | (Maria)
   Menahem-|(f)            |                  |
           |               |                  |
           |               |                  |
           |               |                  |
(2 figlie)-|(?)            |                  |
           |               |                  |
           |               |                  |
           |               |                  |
           |               |            (M.di Betania?)
           |               |____________(M. Maddalena?)
           |                            (M.di Magdala?)
           |__________________________________|
                            |
                         (Figli?)
                            :
                            :



Quello che forse rimarrà sempre un mistero è il nome della vera madre di Jeshu. Con chi era sposato Giuda il Galileo?

Secondo una interessante ipotesi recentemente formulata (e mai smentita) dallo studioso Luigi Cascioli (Rif. 760), questo autore individua nei sei figli di Giuda il Galileo (a/g) i componenti di una banda di ribelli (boanerghes = figli della vendetta) che operò in territorio palestinese, con lo scopo di coinvolgere la popolazione in una ennesima rivoluzione, finalizzata a liberare la Palestina dal dominio romano e mettere sul trono di Gerusalemme uno dei discendenti (Giovanni/Jeshu?) della stirpe di Davide.
La stessa ipotesi è stata recentemente confermata anche dallo studioso e ricercatore Giancarlo Tranfo.
(Rif. 855)

Anche R.H. Eisenmann, già negli anni 80 del secolo precedente, aveva accennato a tale possibilità, individuando in Gamala il possibile luogo di nascita di questo presunto messia.
(Rif. 343)

In particolare Simone (b) era noto anche come Barjona (il Latitante) o come Kefas (Pietra) per la sua imponente corporatura.
Secondo Giuseppe Flavio, sia Giacomo(c) che Simone (Kefas)(b) furono crocifissi, fra il 44 e il 46 (e.v.), dal procuratore di Tiberio, per costituzione di banda armata e incitazione alla rivolta contro l'autorità dell'Impero.
L'appellativo di Nazareno (come nativo di Nazaret) fu adottato dalla chiesa nel IV secolo per motivi di opportunità. In realtà Jeshu era detto Nazireo, cioè appartenente alla comunità dei Nazirei, anch'essa impegnata nella propaganda contro la dominazione romana. Tale attività si concretizzò appunto nella costituzione di una banda di autonomisti (boanerghes) alla quale aderivano Jeshu e i suoi sei fratelli.
Sulla base di questa ipotesi Pietro non può essere stato il primo papa della cristianità essendo stato giustiziato a Gerusalemme almeno 18 anni prima.
L'assenza di Jeshu dalla scena palestinese, durante la sua adolescenza, ha dato origine ad innumerevoli ipotesi. In questo lavoro ne sono state prese in considerazione solo due:

   1. Ipotesi del viaggio
   2. Ipotesi di Qumran

tutte riportate e riferite agli anni della vita del Nazareno. Ovviamente ognuna di esse esclude l'altra e si basa sul presupposto che il personaggio sia realmente esistito.
 

 
IL VIAGGIO DI JESHU

La partenza di Jeshu. (Anni 13)
Jeshu entra nella pubertà.
Un principe indiano, Ravanna d'Orissa, propone ai genitori di condurre il ragazzo in India, per un adeguato periodo di studio e di formazione.
Lo conduce pertanto a Puri, città dell'Orissa, nel Golfo del Bengala, dove Jeshu inizia lo studio dei libri sacri della religione induista (Veda), presso il tempio di Jagannath, accanto al sacerdote Lamaas Bramas.
(Rif. 235,350,358)
Appare probabile che, dopo la batosta subita da Giuda il Galileo (nel 7 e.v.), la famiglia abbia pensato di mettere al sicuro i suoi rampolli, spedendoli in terre lontane, fuori portata dalle ritorsioni delle truppe romane. Che poi Jeshu sia finito a Puri, nel Bengala, è un'idea ragionevole, sostenuta da alcuni autori, ma tutta da dimostrare.
(Rif. 185)

Jeshu a Benares. (Anni 17)
Terminati gli studi a Puri, Jeshu, accompagnato dal sacerdote Lamaas, viaggia atraverso la pianura del Gange sino a Benares.
A Benares inizia lo studio dell'arte medica con un guaritore del luogo di nome Udraka.
(Rif. 235,350,358)

Morte di Yoseph. (Anni 20)
Una carovana, proveniente dalla Palestina, informa Jeshu sulla morte del padre Yoseph.
Jeshu scrive una lettera indirizzata alla madre e la fa recapitare tramite un mercante diretto a Gerusalemme.
(Rif. 235,350,358)

Problemi a Benares. (Anni 20)
Jeshu si è fatto notare dai sacerdoti locali per le sue idee rivoluzionarie che vanno contro le tradizioni e gli interessi locali.
Jeshu, con i suoi discorsi, è in netta opposizione ai privilegi dei sacerdoti ed al sistema delle caste.
I suoi insegnamenti sono considerati scandalosi e lo si accusa di frequentazioni discutibili: cortigiane e ladri.
(Rif. 235)

Congiura dei sacerdoti. (Anni 20)
I sacerdoti di Benares decidono di liberarsi di Jeshu e pertanto sovvenzionano un sicario per ucciderlo. Avvertito in tempo dal compagno Lamaas, Jeshu fugge verso le regioni himalayane.
(Rif. 235,350,358)

Jeshu a Kapavistu. (Anni 21)
Fuggito da Benares Jeshu giunge nella città di Kapavistu e viene ospitato dal sacerdote Vidyapati, presso il tempio buddista della città. Durante la permanenza conosce anche il monaco Barata Arabo.
(Rif. 235,350,358)

 
Verso il Tibet. (Anni 22)
Jeshu lascia Kapavistu diretto verso Lasa, dove intende esaminare alcuni particolari manoscritti che Vidyapati gli ha consigliato.
E' Vidyapati stesso a fornirgli una scorta ed una lettera di presentazione per il saggio tibetano Meng-Ste che lo aiuterà a decifrare i manoscritti.
(Rif. 235,350,358)

Jeshu nel Kashmir. (Anni 24)
Lasciata Lasa, Jeshu giunge a Leh nel Ladak (Kashmir), dove si trattiene per qualche tempo, insegnando ed operando guarigioni.
(Rif. 235,350,354,358)

La permanenza in questo luogo sarebbe stata documentata in un manoscritto tibetano. Vicino alla grotta-tempio di Amarnath esiste un tempietto costruito nel luogo dove si presume che Jeshu abbia abitato. Il tempietto si chiama Takhte-Taus (ove dimorò il grande).
Si tratterebbe di stabilire chi era veramente questo "grande".
(Rif. 235,350,354,358)

Jeshu a Lahore. (Anni 25)
Jeshu riparte da Leh con una carovana di mercanti diretti a Lahore(?) (Non è certo che a quei tempi questa città esistesse.)
In questa città è ospite del sacerdote bramino Ajainin, conosciuto, anni prima, a Benares.
(Rif. 235,350,358)

Jeshu in Persia. (Anni 25)
Proseguendo il suo viaggio Jeshu giunge a Persepoli dove si trattiene per qualche tempo dedicandosi all'isegnamento e praticando guarigioni.
I rapporti con il clero locale diventano ben presto tesi.
(Rif. 235,350,358)

Jeshu a Babilonia. (Anni 27)
Lasciata Persepoli Jeshu si reca ad Ur in Caldea, città natale del mitico Abramo.
Jeshu predica, opera guarigioni e visita le rovine di Babilonia, accompagnato dal saggio assiro Ashbina.
(Rif. 235,358)

Ritorno in patria. (Anni 27)
Jeshu ritorna in Palestina ove si trattiene per qualche mese.
(Rif. 235,358)


Jeshu in Grecia. (Anni 28)
Jeshu si imbarca per la Grecia dove soggiornerà ad Atene e a Delfo. Studia il fenomeno dell'oracolo di Delfo e ne dà una sua interpretazione.
(Rif. 235,358)

L'interpretazione di Jeshu non è nota mentre invece è molto chiara la spiegazione del fenomeno data recentemente da alcuni scienziati.
In realtà la Pizia profetava (o blaterava?) in stato di ebrezza dovuto ad inalazioni di etilene emanato dal terreno sotto il tempio di Apollo.
(L.Ricci-Sole24ore.Marzo 2002).


Jeshu in Egitto. (Anni 30)
Dalla Grecia Jeshu si imbarca per l'Egitto. Si reca dapprima a Zoan e poi ad Eliopoli per confrontarsi con un gruppo di maestri spirituali.
Chiede ai maestri di essere sottoposto a speciali prove per conoscere e superare le tentazioni(!) della vita.
Superate positivamente le prove, si dedica per qualche tempo a studiare ed a lavorare con i detti maestri.
(Rif. 235,358)

 Ritorno a Gerusalemme. (Anni 31)
Dall'Egitto Jeshu ritorna in Palestina, a Gerusalemme. I viaggi di formazione e studio sarebbero durati 19 anni.
(Rif. 235,358)

JESHU E LA COMUNITA' DI QUMRAN

Prima di addentrarci in questa particolare ipotesi, conviene chiarire, nei limiti del possibile, la natura e la consistenza di questa singolare comunità oggi nota come Comunità Essena.
 


INSERTO 28 - La Comunità Essena (Secondo Recenti Studi e Scoperte)
Nel tentativo di rispondere alla domanda di come e da chi sia stato creato il mito neo-cristiano occorre spendere qualche parola su alcuni gruppi di presunti precursori, dei quali si conosce poco e questo poco non è esente da incertezze e da contraddizioni.

Di questa setta, sino a qualche anno or sono, si sapeva quasi nulla. La chiesa, per secoli, ha cercato di ignorare e di nascondere la loro imbarazzante esistenza (gli scheletri nell'armadio). Dopo il ritrovamento dei rotoli di Qumran e dopo il tentativo, piuttosto goffo e protervo, di affossarne i contenuti, anche la chiesa ha dovuto ammettere qualcosa, a denti stretti, cercando di lasciare candidamente intendere trattarsi di una setta di asceti, devoti alla Legge, di morigerati costumi e fondamentalmente pacifisti.
(Rif. 130) Niente di più falso!
Comunque si tenga presente che dopo questo eclatante rinvenimento centinaia di storici si sono buttati sull'argomento ed hanno dato luogo ad interpretazioni piu o meno scientifiche, a volte decisamente di "parte", se non di fantasia, trascurando il fatto che si trattava di poche centinaia di individui.

Quello che segue va perciò letto con un certo distacco in attesa che successivi studi e nuove scoperte portino ad una miglior conoscenza dei fatti.

CHI ERANO?
Gli esseni appartenevano al movimento nazionalista che combattè inizialmente contro l'occupazione greca ed in seguito concentrò la propria attenzione contro gli occupanti romani. Generalmente si tenevano lontani dal potere centrale (insediamenti nel Golan, sul Mar Morto e altri); su di essi si è saputo poco, sino a qualche anno fa, in quanto la chiesa ha sempre cercato di ignorarne l'esistenza onde evitare imbarazzanti riferimenti con la figura del presunto Gesù, figlio di Dio.

L'analisi e lo studio dei rotoli del Mar Morto promette, a breve termine, di dare loro una giusta collocazione storica.
E' opinione diffusa che gli esseni di Qumran risalgano ad un periodo che va dal 300 a 250 a.e.v.
Secondo una leggenda gli Esseni di Qumran sarebbero i discendenti dei sacerdoti che custodivano l'Arca, a loro volta discendenti dei sacerdoti di Akhenaton.

Sino a qualche decina di anni fa l'esistenza di questi gruppi era nota solo ad una ristretta cerchia di studiosi e di specialisti (che si guardavano bene dal parlarne); solo dopo la scoperta dei rotoli di Qumran essi sono stati portati all'attenzione del grande pubblico. La chiesa, dal canto suo, ha sempre preferito (e imposto) di ignorarli.
Sulla base di conoscenze, ancora frammentarie, alcuni studiosi hanno posto l'attenzione sugli esseni, quali possibili precursori del neo-cristianesimo. E' stato scritto che gli esseni sono stati i "primi cristiani" e che il Cristo era un esseno, "Maestro di Giustizia" della setta. Anche Giovanni Battista sarebbe stato un esseno preposto a predicare, battezzare ed a diffondere nel mondo i fondamenti di questa dottrina.

Ovviamente, come per gli altri argomenti mitici, la teoria della origine essena dei cristiani è sempre stata respinta dai fondamentalisti, perchè essa presuppone la pre-esistenza di una chiesa non fondata da Gesù. Oltre a tutto, avendo Gesù (come esseno) predicato la fine imminente del mondo e l'avvento di un "regno di dio", diveniva ingiustificata ed inutile una nuova organizzazione clericale di vescovi, preti, diaconi e di rituali, che già esistevano nell'ambito del mondo esseno, e più che sufficienti per tirare avanti sino alla pronosticata fine. (.... In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute).(Marco)

Una nuova tendenza è quella di ritenere che i rotoli di Qumran siano stati scritti dagli zeloti (zelanti della legge), piuttosto che dagli esseni considerati alla stregua di una fratellanza di tipo contemplativo. Secondo Origene gli zeloti erano un ramo che si era distaccato dal gruppo esseno e questo spiegherebbe in parte la confusione di idee che si è generata intorno a queste sette.
E' opinione diffusa che i rotoli di Qumran risalgano alla prima metà del I Secolo e.v. ma poco o nulla di ciò che contengono lascia pensare all'opera di una setta pre-cristiana.
L'idea, da alcuni sostenuta, che indica negli esseni i veri fondatori del neo-cristianesimo è incomprensibile se si rammenta che esistevano già culti, organizzazioni e chiese (molto più salde e sviluppate dell'esiguo movimento esseno) diffuse in ogni parte del globo conosciuto e ben attestate nell'area nella quale il dramma cristiano si sarebbe svolto: Siria, Galilea, Samaria, e Giudea. In realtà, come si potrà constatare dalla Tabella delle Analogie, il mito del salvatore e della sua dottrina è stato costruito su di una varietà di precursori pagani che vanno dai Misteri Mitraici a quelli di origine ellenistica. Questo comunque non esclude l'influenza che gli esseni possano aver esercitato sulla formazione di questo nuovo credo.

La setta essena era una organizzazione politico-religiosa (anche se numericamente esigua) molto potente, molto ricca e molto temuta. La setta, diffusa in varie parti della Palestina, era in grado di far leva sulle masse per organizzare tumulti e sommosse contro i detentori, più o meno legittimi, del potere.

Si trattava di una comunità di intransigenti nazionalisti nata, probabilmente all'epoca della occupazione greca della Palestina (circa -190 e.v.), due secoli prima della nascita di Jeshu, nella quale politica e misticismo risultavano componenti inscindibili. Il "Rotolo della Guerra", ritrovato a Qumran non lascia dubbi sulla loro natura di combattenti.
Gli esseni venivano indicati, o si riconoscevano usualmente tra di loro, con diversi nomi:

. Osseni
. Figli della luce
. Sadoqiti (Giusti)
. Galilei (non nel senso di originari della Galilea ma in quello di ribelli e rivoltosi)
. I Santi (nel senso di separati, diversi)
. I Molti
. I Vivi
. Il Vino

mentre i non aderenti, o nemici, venivano indicati come Figli delle Tenebre, i Morti, l'acqua, ecc.
Giuseppe Flavio fa un'ulteriore distinzione e definisce gli appartenenti al gruppo esseno, facente capo a Giuda il Galileo, come giudaiti in quanto seguaci di particolari pratiche religiose che li distinguevano, almeno dal punto di vista cultuale, dalle altre sette.

COMPAGINE / GRUPPI -
Come in ogni gruppo politico di qualche respiro anche tra gli esseni esistevano correnti di pensiero e di intendimenti che hanno dato vita ad alcuni importanti sottogruppi:

- Gli Zeloti - I cosidetti patrioti del Malkut Elohim (regno di dio). Gruppo esseno fondato e diretto da Giuda il Galileo (anche Yehuda, figlio di Ezechiele).
Come tutti gli altri gruppi esseni gli appartenenti erano particolarmente legati alle loro pratiche religiose, cosa che non impediva loro, al momento opportuno, di combattere con molta determinazione, in nome di YHWH, per la liberazione di Israele.
Erano particolarmente interessati all'avvento del messia politico.

- I Santi - Non meno intransigenti degli altri, in fatto di guerra santa messianica, avevano però più contatti con il potere sacerdotale del Tempio e si potrebbe dire propendessero più all'uso della diplomazia che non a quello delle armi. Questo non significa che fossero propensi a tirarsi indietro; il "Rotolo della Guerra" in fin dei conti lo avrebbero compilato loro.
Particolarmente interessati all'avvento del messia religioso.

- I Sicari - Rappresentavano l'ala estremista del movimento di liberazione nazionale. Si chiamavano così perchè molto abili a mescolarsi tra la folla e pugnalare all'improvviso gli esponenti della classe conservatrice e collaborazionista. A volte di trattava di vere e proprie missioni suicide.
Per le loro azioni utilizzavano uno speciale pugnale, detto "sica", facilmente occultabile tra le pieghe del mantello o della tunica.
La loro tecnica ha fatto scuola; due mila anni dopo Mao Tse Tung scriveva: Il partigiano deve muoversi tra la folla come il pesce nell'acqua.

- I Nazareni - (Anche: Nazarei, nazorei, nazirei, naasseni). Questo gruppo ha, in seguito, dato origine ad una setta religiosa ancor oggi attiva in Iraq: i Mandei, che non riconoscono Jeshu ma seguono unicamente i precetti di Giovanni il Battista.
Jeshu, zelota per nascita, dopo il battesimo di Giovanni il Battista, sarebbe diventato a pieno titolo membro del gruppo (o setta) nazareno.
Il gruppo era particolarmente interessato all'avvento del messia religioso.
Nazareno significa sostanzialmente "consacrato a dio". I nazareni seguivano determinate regole di vita quali quelle di astenersi dal vino, non tagliarsi i capelli, ecc.

Neppure è improbabile che i primi cristiani siano stati detti nazareni nel senso di Nazirei, piuttosto che in quello di originari della città di Nazaret. Etimologia davvero poco credibile e che, probabilmente, ha sostituito la prima solo quando l'antica origine dell'essenato cominciava ad essere dimenticata.
(E.Ben Amozegh) (Rif. 364)


DOVE VIVEVANO? - In pratica un po' ovunque, prevalentemente nelle zone desertiche, lontani dal potere centrale di Gerusalemme.
Gli insediamenti principali erano comunque quello di Gamla che contava su circa 1000(?) appartenenti e quello di Qumran di circa 200-250 persone.
E' stato stimato che il movimento esseno, al suo massimo sviluppo, contasse circa 5000 aderenti. Tutto sommato abbastanza pochi per gli obiettivi che si erano proposti; si tenga però conto che questa è una stima molto incerta e aleatoria, priva di riferimenti concreti.
Dopo la morte di Jeshu e l'assunzione al comando della Nuova Chiesa di Gerusalemme da parte di Giacomo Il Giusto, la comunità di Qumran e la Chiesa di Gerusalemme si identificarono come una entità unica. Giacomo era anche Maestro di Giustizia della comunità di Qumran.

COME VIVEVANO? - Relativamente agli insediamenti più grandi, per entrare a farne parte, occorreva farsi battezzare dal Maestro della comunità e poi sottostare ad un periodo di tre anni di iniziazione (noviziato). Solo dopo questo periodo e rispettando determinate regole si poteva essere considerati membri della comunità a tutti gli effetti.
Non era necessario risiedere in comunità, ma per coloro che lo facevano, la vita era scandita da tempistiche e da norme rigorose, oggi note dal rotolo della "Regola della comunità" e da quello della "Regola dell'assemblea".
Nelle comunità la proprietà privata non esisteva. I pasti erano consumati in comune e solo dopo aver praticato i prescritti riti di purificazione.

All'inizio del pasto veniva praticato il rito eucaristico (rito di ringraziamento) con la condivisione del pane e del vino.
Con sfumature, più o meno marcate tra i vari gruppi, gli esseni erano convinti che l'anima fosse immortale. Dopo la morte l'anima dei buoni trasmigrava in una lontana contrada a clima mite, temperato e costante; l'anima dei cattivi era invece destinata ad una contrada di clima opposto.
Era uso corrente praticare la confessione pubblica dei peccati e stabilire l'equa pena per il peccatore. Nei casi più gravi si poteva arrivare anche all'espulsione dalla comunità.
Si dice, ma non è certo, che disponessero di notevoli conoscenze in campo medico e che praticassero guarigioni mediante erbe officinali, argilla, diete particolari e digiuni.
Matrimonio e crescita dei figli erano puntigliosamente regolati. I riti religiosi comprendevano anche sacrifici di animali.

A CHE COSA ASPIRAVANO? - Per prima cosa aspiravano alla conquista del potere ed all'esercizio dello stesso a proprio vantaggio che, in termini più diplomatici, si traduceva nell'attesa della venuta (o della individuazione) di due messia destinati a liberare il paese (doppia attesa messianica) e cioè:

- un messia di Israele quale liberatore politico destinato a diventare il nuovo sovrano. In accordo con le profezie bibbliche, questo messia doveva essere un discendente di Davide (Jeshu era discendente di Davide)
- un messia religioso destinato a moralizzare e dirigere la conventicola dei sacerdoti; secondo le profezie doveva necessariamente essere un discendente di Aronne (Giovanni il Battista era discendente di Aronne, un levita).

Che Jeshu fosse un discendente di Davide è tutto da chiarire. A parte il fatto che Davide (personaggio o mito) sarebbe stato uno dei più efferati mascalzoni ricordati dalla Bibbia, occorre stabilire di chi Jeshu era realmente figlio. Se Maria è stata fecondata da uno "spirito santo" la discendenza da Davide viene a cadere, a meno che anche lo "spirito santo" fosse un discendente di Davide.
Al clero mentitore l'ardua risposta.

In attesa che quanto sopra si avverasse, si preparavano con ferma determinazione allo scontro inevitabile con la dinastia erodiana, corrotta e straniera (di origine idumea) e con i sacerdoti, gli scribi i farisei ed i sadducei considerati asserviti, complici e collaborazionisti degli occupanti romani.
Ultimo obiettivo era la cacciata dei romani e l'indipendenza d'Israele. Qualche tumulto, astutamente provocato o qualche ben assestata pugnalata di qualche sicario, contribuivano a mantenere desta l'attenzione del popolo.

Il mondo è piccolo. Qualche decina di anni dopo la distruzione di Gerusalemme nasce in Cina il movimento dei Turbanti Gialli. E' una setta politico-religiosa di ispirazione taoista che vede in Zhang Jiao il "messia" destinato dal Cielo a prendere il potere in sostituzione della traballante dinastia Han. Zhang Jiao, di notevole carisma, grande propagandista e straordinario guaritore, raccoglie intorno a sè oltre 350000 adepti che daranno del filo da torcere alle truppe imperiali.
Le comunità che si formano, dedite al culto del dio Huanglao, seguono regole di convivenza che paiono riprese dal rotolo "Regola della Comunità, compresa la confessione pubblica dei peccati.
(Rif. 215)

Infine, ad aumentare la confusione, alcuni storici chiamavano gli esseni, o una parte di essi, anche con il nome di eclettici, elcasaiti, ascetici e/o terapeuti.
In particolare i terapeuti erano i membri di una confraternita che aveva il suo quartier generale ad Alessandria d'Egitto, ma che erano presenti anche in tutto il bacino del Mediterraneo dove avevano creato templi, parrocchie e gerarchie assai prima dell'era cristiana. I terapeuti osservavano le stesse festività poi adottate dal cristianesimo e come questo usavano scritture e libri che essi dicevano essere di ispirazione divina.
Altri scrittori invece sostengono che i terapeuti erano fondamentalmente pagani, politeisti e "gnostici sincretisti" (ancora incertezze!) impegnati ad unificare in un solo dio i culti del sole, della luna e delle stelle.

Per quello che è dato sapere i terapeuti erano una setta di incerta origine egizia. I terapeuti si distinguevano dagli altri gruppi per i loro turbolenti riti para-religiosi che li conducevano a fenomini di allucinata astrazione.
Erano dei grandi viaggiatori e coltivavano relazioni con comunità religiose dell'India.
Eusebio, storico della chiesa, afferma che "i terapeuti erano in possesso di frammenti di vangeli pre-cristiani e di epistole da loro raccolte" e che questi presunti vangeli venissero da loro considerati da un punto di vista strettamente allegorico e non letterale. Solo in un secondo tempo il contenuto allegorico delle loro conoscenze venne trasformato con cieca fede in verità ortodosse cristiane. Eusebio ha attestato che i monaci terapeuti erano "cristiani" assai prima della nascita presunta di Gesù e che il Diegesis da cui i futuri evangelisti (Marcione compreso) compilarono i loro vangeli, era uno degli scritti che per molto tempo aveva fatto parte delle sacre scritture di questi visionari egiziani.
Secondo Filone i Terapeuti erano una enclave, una setta giudaica, in terra straniera, cosa che mal si conciglia con l'affermazione che Marcione, anti giudaico, possa essere stato un membro della confraternita terapeuta.

Si afferma che i terapeuti, grandi viaggiatori, fossero in contatto con confraternite di tipo contemplativo indiane. Gli scambi culturali dovevano essere molto intensi. I viaggiatori terapeuti avrebbero riportato parte delle loro storie dal nord-est dell'India e dalle coste del Malabar.
Alcuni storici sostengono che i primi terapeuti-gnostici avevano cercato di creare una nuova religione che incorporasse gli insegnamenti di tutte le altre religioni, culti, filosofie e misteri allora conosciuti, raccogliendo per primi i cosidetti "Detti del Salvatore" o "Logia Iesou" che erano stati tramandati oralmente per millenni e che provenivano dall'India, Persia, Siria, Giudea, Grecia, Egitto, ecc.
Che fine hanno fatto i terapeuti con i loro numerosi monasteri? E' probabile che essi siano stati assorbiti nel grande calderone del Concilio di Nicea e che le loro strutture siano passate alla nuova chiesa.
(Rif.710,240,376,280,***)

I GNOSTICI -
(Anche se riportati in questo contesto, essi non devono necessariamente essere intesi come componenti della comunità essena).

Per quanto riguarda le confraternite degli gnostici (i cultori/portatori della conoscenza) esse avevano concentrato i loro sforzi nel tentativo di fondere insieme i principi allegorici/morali di molte delle credenze dell'epoca, per dare vita ad un nuovo culto universale, avulso da qualsiasi base storica e non giudeizzato, che conteneva in sè molti dei principi che poi entrarono a far parte del neo-cristianesimo. Le credenze gnostiche ritengono necessaria, per la salvezza dell'uomo, la vera conoscenza e in particolare la conoscenza di sè stessi. Era la reazione comprensibile di gruppi di credenti pagani al pesante condizionamento imposto dal giudaismo (il popolo eletto).
Nella sua essenza la Gnosi è una forma di filosofia/religione, salvifica per l'uomo, indipendentemente da un qualsiasi concetto di redenzione situato al di fuori dell'uomo stesso.
E' errato ritenere che la "filosofia" o la "religione" dello gnosticismo siano nate solo durante i primi secoli dell'era cristiana, esse invece risalgono a centinaia di anni prima. Alcuni affermano che tra questi "portatori della conoscenza" si debbano annoverare anche Platone e Pitagora.
Ad ogni modo si ritiene che questo movimento sia nato tra il I e II secolo (e.v.) e fiorito tra il II e III secolo, sviluppatosi su un concetto di interpretazione negativa del dio creatore descritto nell'Antico Testamento.
I quattro punti fondamentali sui quali si basava e si articolava la conoscenza gnostica erano:

    * Scienza,
    * Arte,
    * Filosofia,
    * Misticismo.

La costante che caratterizzava le varie correnti gnostiche era "l'elemento conoscitivo". L'elemento conoscitivo è una illuminazione riservata a pochi iniziati, mediante la quale essi ottengono una conoscenza privilegiata del divino e della salvezza. La conoscenza privilegiata rende pertanto inutili la così detta fede e le opere di carità. Si trattava quindi di un ribaltamento del messaggio salvifico sostenuto dalla nascente chiesa di Roma e che porterà, inevitabilmente, alla estirpazione del pensiero gnostico.
Comunque, durante i primi secoli del neo-cristianesimo lo gnosticismo divenne un movimento compatto e monolitico, avente lo scopo di amalgamare i culti e le ideologie che permeavano l'Impero Romano e molti altri territori, dall'Europa all'India ed alla Cina.
Personaggi di spicco di questo movimento furono:

    * Basilide operante in Alessandria d'Egitto (nel 117-161 e.v.) ed autore di Exegitica
    * Valentino attivo a Roma (metà del II sec. e.v.) presunto autore del Vangelo Gnostico della Verità, uno dei testi di Nag Hammadi.
 
A proposito di quanto sopra non si può trascurare un'altra idea, oggi molto diffusa. Jeshu sarebbe stato affidato ad una comunità di Terapeuti, presente in Palestina, presso la quale avrebbe conseguito notevoli conoscenze nel campo dell'alchimia, della chimica, della medicina e di altre conoscenze scientifiche, conosciute ed affinate dagli stessi Terapeuti presso la loro sede di Alessandria d'Egitto.

Jeshu tra gli Esseni.
Jeshu, a 12 anni, entra a far parte della comunità essena di Qumran, dopo essere stato battezzato dal Maestro di Giustizia della comunità stessa (rito di ingresso).
Introdotto alla vita di questa comunità, di tipo monastico, negli anni che seguono e sino all'età di 33 anni (780 a.u.c.), Jeshu si dedicherà all'apprendimento di varie discipline ed all'affinamento dei suoi poteri di guaritore.
(Rif. 362)

La crisi politica.
L'uccisione di Giovanni Battista mette in crisi le speranze di rivendicazione maturate nella comunità essena di Qumran. La comunità aveva visto in Giovanni Battista l'ideale del messia religioso mentre, nel contempo, intravvedeva in Jeshu l'altro ideale di messia politico.
(Rif. 995)


La decisione.
Jeshu avverte di trovarsi ad un bivio e di dover prendere una decisione.
I lamenti in seno alla comunità sulla morte di Giovanni il Battista e la ricerca di un nuovo candidato al messianesimo religioso lo infastidiscono e sono contrari al suo temperamento, portato all'azione più che al temporeggiamento.
(Rif. 995)

Riunire le funzioni.
Jeshu decide di ignorare le tradizioni e le profezie e di proporsi come unico candidato per assumere le due funzioni messianiche: quella religiosa e quella politica.
(Rif. 995)

La comunità si oppone.
A Qumran i componenti della comunità, rispettosi sino allo eccesso delle tradizioni e dei precetti della legge mosaica, rifiutano l'idea di Jeshu. Anche Giacomo il Giusto, fratello di Jeshu e membro molto rispettato della comunità, è di parere contrario.
(Rif. 995)

Jeshu a Gamla.
Considerato l'atteggiamento negativo della comunità di Qumran Jeshu decide di rivolgersi altrove. Si reca a Gamla, suo luogo di nascita e residenza della sua famiglia di origine. Qui gli zeloti hanno sempre dato prova di audacia ed hanno dimostrato di saper scendere in campo, quando necessario e senza troppo esitare.
(Rif. 995)

Il rifiuto di Gamla.
Il rifiuto degli zeloti di Gamla alla doppia candidatura di Jeshu è netto; talmente netto e scandaloso da minacciare di gettarlo in un precipizio. Jeshu si salva come può e lascia in fretta la località.
(Rif. 995)
 

 
Jeshu è solo.
Jeshu si rende conto di essere solo e di poter contare unicamente sulle sue forze. Decide pertanto di proseguire nel suo risicato progetto organizzando un proprio gruppo d'azione.
(Rif. 995)

Formazione dei primi nuclei.
In un contesto tumultuoso ed insofferente come quello palestinese, non deve essere stato troppo difficile per Jeshu mettere insieme un primo nucleo di 8-10 uomini scelti tra quelli ai quali la presenza di Roma era invisa e disposti a menar le mani in cambio di una mera promessa di ricompensa futura.
(Rif. 995)

Servono soldi.
Fare un golpe costa un mucchio di soldi. Servono per fare propaganda, acquistare armi, pagare spie, ecc.
Jeshu se ne rende conto e va a bussare quattrini presso quelli che ne hanno molti, guadagnati senza sforzo e perciò disposti a rischiarli in imprese a dir poco azzardate. I pubblicani (Matteo, Zaccheo, Giuda....), gente odiata ed invisa ai più, sono una ottima fonte di finanziamento.
I particolari rapporti con Giuseppe d'Arimatea e con Nicodemo, personaggi entrambi facoltosi, lasciano presumere che questi fossero tra i finanziatori dell'impresa.
Jeshu deve aver trovato qualche finanziamento anche dalle parti di Tiro e di Sidone.
(Rif. 995)


Comizi e battesimi.
Ottenere l'attenzione ed il sostegno di un largo numero di persone è fondamentale. Jeshu ed i suoi fedelissimi organizzano riunioni, per loro natura segrete, in varie località della Giudea, dove Jeshu, dotato di notevole carisma, convince molti ad aderire, almeno a parole, alla nuova causa essena, praticando a volte anche il battesimo di nuovi adepti.
(Rif. 995)

I legionari di Gadara.
Forse questo è un primo test per valutare l'attitudine e la capacità di battersi della banda armata che Jeshu sta organizzando. Jeshu e seguaci sorprendono ed attaccano un gruppo di militi romani nei pressi di Gadara e li mettono in fuga verso il lago. Gli abitanti del luogo, preoccupati per un possibile indiretto coinvolgimento e per le ritorsioni da parte dei militari, "invitano" il gruppo ad abbandonare la zona.
(Rif. 995)

Schermaglie al Tempio.
Jeshu approfitta delle tradizionali ricorrenze religiose, che concentrano folle di pellegrini in Gerusalemme, per far sentire la sua voce e le sue ragioni al Tempio. I risultati non sono incoraggianti, i pericoli molti ma la sua scorta armata di discepoli riesce comunque a trarlo d'impaccio.
(Rif. 995)

Prime reazioni.
Le gesta di Jeshu e dei suoi seguaci non sono passate inosservate. Il Sinedrio e probabilmente anche l'autorità romana cominciano a prendere in seria considerazione il problema.
(Rif. 995)

Eleazar.
Jeshu contava molto sul sostegno di Eleazar e del gruppo di nazionalisti che a lui facevano riferimento. Eleazar Ben-Jair, (che è probabilmente suo cognato), dopo una prima adesione al progetto di Jeshu, si rende conto delle scarse possibilità di riuscita e ritira il suo appoggio. Jeshu avvertito dalla moglie (Maria Maddalena?) si reca a casa di Eleazar e lo convince a ritornare sulle sue decisioni.
(Rif. 995)
 

L'unzione di Betania. (Sabato, 1 Aprile)
In attesa del momento decisivo, Jeshu è segretamente ospite di Eleazar a Betania. Tutte le decisioni ormai sono prese e per renderle, almeno simbolicamente, irrevocabili, Maria Maddalena procede all'unzione di Jeshu, attribuendogli dignità regale secondo le antiche tradizioni bibliche.
Non tutti sono d'accordo; non tutti credono nel successo di Jeshu e ritengono inopportuno anticipare abbastanza sconsideratamente i tempi.
(Rif. 995)

Entrata trionfale. (Domenica, 2 Aprile)
Una vera e propria dimostrazione di forza. Approfittando della imminenza della Pasqua ebraica alcuni sostenitori di Jeshu si sono radunati a Gerusalemme senza dare troppo nell'occhio.
L'entrata trionfale, oltre ad essere un gesto di sfida alle autorità, serve anche a risvegliare l'attenzione della gente su cosa si sta preparando.
(Rif. 995)

La cacciata dei mercanti. (Domenica, 2 Aprile)
Forse Jeshu ha voluto strafare. Spalleggiato da una nutrita scorta, ha rovesciato le bancarelle dei mercanti i quali, per evitare il peggio, non hanno reagito alla prepotenza. Secondo Marco, Jeshu e seguaci avrebbero occupato militarmente, per un certo periodo di tempo, una parte dell'edificio impedendo ai presenti l'accesso e l'uscita.
Comunque sia si tratta di una ipotesi molto azzardata: i soldati romani forse dormivano?
(Rif. 010)
 


Mandato di cattura.
Era inevitabile dopo le ultime provocazioni di Jeshu e dei suoi seguaci.
Ponzio Pilato emette due mandati di cattura: uno contro Giacomo Il Giusto (fratello di Jeshu) sul quale peraltro non pesavano particolari accuse; il secondo a carico di Jeshu con la descrizione del ricercato.
Secondo Giuseppe Flavio si ricercava:
....un uomo di età matura, dall'aspetto semplice e dalla complessione scura, non più alto di tre cubiti, gobbo, con il viso lungo, il naso prominente e le sopraciglie unite al centro, tali da rendere il volto torvo; i capelli sono radi, con la scriminatura al centro secondo l'usanza dei nazirei e la barba poco folta.
(Rif. 185)

Siamo ben lontani dallo stereotipo del figlio di dio che la chiesa ci propina da secoli. L'altezza di tre cubiti (m. 1.65) non deve comunque meravigliare più di tanto. L'altezza media degli individui è aumentata molto solo negli ultimi 100 anni. A quei tempi un individuo alto m. 1.65 non era certo un nano. Sono comunque in parecchi, tra gli autori dei primi secoli, a sostenere che Jeshu fosse brutto (Origene, S.Giustino, S.Cipriano, ecc.).
Il monaco Epifanio invece sosteneva che Jeshu fosse alto m. 1.80 circa; in questo caso ci troviamo di fronte ad un vero spilungone rispetto all'altezza media degli individui dell'epoca.
La chiesa ha definito lo standard iconografico di Jeshu nel VI secolo e da allora tutti i pittori si sono adeguati a questo stereotipo.

Ultima cena. (Giovedi, 6 Aprile)
Jeshu è ormai braccato dalle autorità e deve tenersi nascosto. Organizza una riunione definitiva con i suoi luogotenenti (apostoli) in un luogo segreto, dove vengono discussi gli ultimi dettagli del piano rivoluzionario, da tempo programmato.
(Rif. 995)


Il piano insurrezionale.
Così come è stato formulato, il piano, di una ingenuità infantile, verteva sui seguenti punti:

    * portare il "quartier generale" della sommossa all'orto di Getsemani che, per la sua posizione, permetteva di controllare a vista la Torre Antonia ed eventuali movimenti sospetti delle truppe di Roma;
    * attuare alcune manovre diversive: incendi, chiassate, zuffe per distrarre l'attenzione dei difensori, attaccare i depositi di armi e distribuire le stesse alla folla di pellegrini accampati intorno a Gerusalemme per la ricorrenza pasquale. Tra questi pellegrini vi erano mescolati parecchi individui sostenitori della causa di Jeshu;
    * attaccare i romani e le guardie del Tempio ed impossessarsi dei punti chiave della città;
    * organizzare una difesa in previsione della inevitabile reazione delle truppe romane dislocate a Cesarea ed in altre parti della Palestina.
      (Rif. 995)
 


Il fallimento.
Il piano, così come era stato concepito, non poteva che fallire per tutta una serie di buone ragioni:

    * Jeshu confidava molto nella reazione delle masse di fronte ad una precisa e concreta dimostrazione di forza. Questo è forse l'errore più grave: in fondo cosa importava alle masse se sul trono d'Israele sedeva un idumeo oppure un discendente di Davide? Per la massa la miseria sarebbe restata comunque la stessa; perciò il popolo sarebbe rimasto indifferente a guardare per poi eventualmente accodarsi, osannando pecorinamente, al carro del vincitore;
    * grave scarsità di armi disponibili anche solo per eseguire i primi attacchi ai depositi militari;
    * nessuna nozione sui rapporti di forza delle parti coinvolte. Era nota la consistenza della guarnigione romana, delle guardie del Tempio e di quelle di Erode ma quanti erano, realisticamente, gli esseni, seguaci di Jeshu, convenuti a Gerusalemme in vista di una possibile sommossa?
    * da tempo Jeshu aveva messo in allarme le autorità con certe sue manifestazioni, a dir poco fuori luogo, da parte di uno che sta progettando, in segreto, un colpo di stato.
 
Ponzio Pilato gioca perciò d'anticipo trasferendosi a Gerusalemme per poter controllare la situazione e disporre i provvedimenti necessari:

    * arresto di Giacomo Il Giusto (sospetto di complicità)
    * mandato di cattura contro Jeshu
    * truppe in stato di allerta.

A Pilato manca solo una informazione per poter agire di sorpresa, bloccando Jeshu ed i suoi, senza scatenare reazioni che avrebbero portato inevitabilmente ad un bagno di sangue tra la numerosa folla che si era concentrata in città per la Pasqua. Questa informazione la fornisce Giuda, l'unico che in tutta questa storia dimostra di avere la testa sul collo ed un notevole senso della realtà. Giuda sa benissimo che la cosa è destinata a fallire miseramente e rifiuta coscientemente di rendersi complice di un inutile spargimento di sangue.

E' un fatto assodato che una qualsiasi massa di individui (cretinoidi socialmente frustrati ed insoddisfatti) che vengono artatamente aggregati, tende a sviluppare l'istinto del branco, ad autoeccitarsi e ad abbandonarsi ad atti di violenza.
[In fondo è quello che succede oggi negli stadi].
Già in altre occasioni i sodati romani erano stati costretti a riprisinare l'ordine con pesanti interventi e numerose vittime.
(Rif. 995)

Un "Vangelo di Giuda" (recentemente scoperto in Egitto, ma del quale faceva già cenno Ireneo di Lione), testo sacro della setta gnostica dei Cainiti, giustifica il tradimento di Giuda e l'assassinio di Abele come atti di salvezza dell'umanità previsti e voluti da dio; Giuda sarebbe quindi stato uno strumento per la salvezza e la redenzione dell'uomo (?).


L'arresto. (Giovedi, 6 Aprile)
Un gruppo di soldati romani, coadiuvato da guardie del Tempio, sorprende Jeshu ed i suoi fedelissimi a Getsemani, poco prima dell'inizio della rivolta. Un piccolo tentativo di resistenza viene prontamente bloccato dallo stesso Jeshu che comprende subito di aver perso la partita prima ancora di cominciarla. Jeshu viene arrestato e condotto alla Torre Antonia, mentre gli altri si danno alla fuga.
(Rif. 995)

Il luogo nominato Getsemani (il frantoio) era particolarmente indicato per riunioni segrete o come nascondiglio. Esistevano infatti numerose grotte, alcune anche grandi, come dimostrato da recenti scoperte archeologiche del 1956.

Il processo. (Venerdi, 7 Aprile)
E' un processo militare, secondo legge marziale, senza tante garanzie per la difesa dell'accusato, considerato un nemico perdente, sconfitto dal tempestivo intervento dell'esercito imperiale.
D'altro canto si sa che Ponzio Pilato era un duro e non andava tanto per il sottile quando si trattava di neutralizzare un nemico di Roma. Talmente duro e spietato da giocarsi, in seguito, la carriera a Garizim.
Jeshu viene condannato alla croce dopo un breve, sommario interrogatorio.
Alla folla di esseni, delusi e sconcertati, che intanto rumoreggia fuori dal pretorio, per la cattura dei due fratelli, Pilato offre lo "zuccherino": libera Giacomo Il Giusto, sul quale non gravavano particolari accuse. Gli esseni apprezzano molto il gesto in quanto Giacomo (maestro di Qumran) godeva di grande stima e rispetto mentre lo stesso pare non potesse dirsi per Jeshu che, anche in famiglia, era considerato una "testa calda".
(Rif. 995)

L'esecuzione. (Venerdi, 7 Aprile)
Jeshu viene flagellato e poi crocifisso con il cartiglio regolamentare recante la motivazione della condanna.
Se Jeshu era effettivamente gobbo, come specificato nel mandato di cattura, allora deve essere morto dopo poche ore per evidenti difficoltà respiratorie.
(Rif. 995)

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